RECLUTAMENTO ED IMMISSIONI IN RUOLO A.S. 2023/2024: COSA BOLLE IN PENTOLA

In questi giorni sia gli organi di stampa che presunte testate giornalistiche di informazione scolastica (interessate ad ottenere tanti click per ottenere poi più proventi pubblicitari) stanno inondoci di comunicazioni circa le misure che il governo intenderebbe adottare per le immissioni in ruolo per il prossimo anno scolastico.

Invero, ad oggi, al di là di incontro “informali e formali” con le cosiddette OO.SS rappresentative, di sicuro non c’è assolutamente nulla.

Infatti, il tutto è fermo a quanto previsto dalla legge 79/2022 – riforma Bianchi – risalente ormai a Giugno 2022 di cui non solo si sono perse le tracce ma anche i decreti applicativi mancano del tutto.

Ciò detto, appare evidente che sentiamo il bisogno di fare un pò di chiarezzza.

Allo stato è bene sapere che, a fronte dei 94 mila posti disponibili per le immissioni in ruolo previste per l’a.s. 2022/2023  ne sono state realizzate poco meno della metà, per cui restano vacanti oltre 54 mila posti residuati come reclutamento del personale docente non effettuato. A parte altri migliaia di posti disponibili fra organico di diritto e di fatto.

L’enorme presenza di personale precario (si dice oltre 500 mila docenti con oltre 3 anni di servizio non di ruolo) ha indotto il Ministro Valditara a cercare una soluzione che non lasciasse, come il corrente anno, tanti posti liberi  cui da sempre si tenta di porre rimedio e che nemmeno la legge 79 del Ministro Bianchi avrebbe potuto coprire. 

Per fare questo, però, ha dovuto armonizzare l’intervento previsto con le stringenti norme comunitarie che impediscono un reclutamento “senza alcuna previsione selettiva” quelle che in passato erano definite come operazioni di immissione in ruolo “ope legis”.

La soluzione pensata dal Ministro, sottoposta al vaglio della Commissione Europea, prevederebbe, in sintesi:

— Svolgimento nel corrente anno  2023 di un concorso  riservato per i  docenti già abilitati, per gli specializzati sul sostegno o con tre anni di servizio iscritti in seconda fascia (cioè senza abilitazione) nelle graduatorie provinciali Gps (è da chiarire la questione dei 3 anni se riferita ai docenti di sostegno senza titolo oppure ai docenti presenti in 2^ fascia GPS). L’accesso, secondo i posti autorizzati per il reclutamento, non sarebbe direttamente nei ruoli ma con il conferimento di una supplenza annuale con successivo esame da svolgersi nell’anno successivo (quindi 2024). Tale esame prevederebbe  una prova scritta ed orale. Solo coloro che supererebbero tali prove conseguirebbero poi l’immissione in ruolo.  Ovviamente, riprendendo quanto già previsto dalla legge 79/2022,  gli interessati durante il percorso annuale di supplenza dovranno conseguire ulteriori 30/60 crediti formativi universitari (sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo) a prescindere dai 24 cfu in possesso. Per detti docenti si prevede una immissione in ruolo su circa 20 mila posti

— Indizione, con le nuove regole dettate dalla legge 79/2022,  su un numero di 50 mila posti, di un nuovo concorso ordinario da svolgersi nel 2024. In tale contesto verrebbero comunque ricompresi  coloro che possono vantare almeno 3 anni di servizio non di ruolo. 

Questa la base di discussione in Europa su cui manca comunque sia l’assenso che eventuali richieste di modifica. 

Anche la proposta ministeriale si presta ad equivoci in particolare per quanto attiene ai 3 anni di servizio e al riconoscimento dei 24 cfu già in possesso

Vi terremo aggiornati nei prossimi giorni sulla realtà della situazione e non sulle “chiacchiere da bar” di cui purtroppo sono piene anche certe testate giornalistiche che vanno per la maggiore (per finalità fin troppo chiare di acquisizione di click sul proprio sito).