DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO CONSEGUENTE ALLA LEGGE FINANZIARIA 2023 DAL 1^ SETTEMBRE 2024: LA PUGLIA RICORRE ALLA CORTE COSTITUZIONALE

La Campania e la Toscana avevano già prodotto ricorso alla Corte Costituzionale avverso la norma contenuta nella legge finanziaria 2023 con cui si preve  l’accorpamento e la chiusura delle scuole con meno di 900 studenti iscritti. 

La Regione Puglia, bontà sua, ha deciso di accodarsi alle predette regioni e ha prodotto analogo ricorso chiedendo che “che sia dichiarata incostituzionale la norma statale che costringerebbe tra l’altro l’accorpamento di istituti scolastici sul territorio, causando disagi sia all’utenza che ai docenti” con l’effetto che nella nostra regione potrebbero essere eliminate circa 60 direzioni. 

Fa specie, senz’altro che si continui a fare politica sulla scuola, atteso che anche l’Emilia Romagna si appresta a produrre ricorso, per cui verrebbe da chiedersi dove erano queste 4 regioni allorquando da tempo si chiedeva al precedente governo di fissare una norma che rendeva stabili la situazione delle scuole così come rilevate per l’a.s. 2021/2022 (in piena pandemia) ? dove erano queste regioni quando si chiedeva al precedente governo di stabilizzare l’organico covid ?

A solito, insomma, fermo restando la nostra contrarietà all’applicazione della norma contenuta nella legge finaziaria che obbliga le regioni a ridefinire i limiti entro cui le scuole possono mantenere l’autonomia scolastica, si fa politica a secondo di chi governa, e la scuola assiste a questo continuo “balletto” di numeri e di “false promesse elettorali”. 

Il provvedimento di cui si parla è contenuto nella legge di bilancio, all’articolo 99; con detta disposizione, in pratica,  il Ministro Valditara vorrebbe incidere sul numero dei dirigenti scolastici, per cui è falsa l’ipotesi che si vuole incidere solo sulle reggenze degli istitui scoperti e sottodimensionati, che attualmente sono 957, perchè una selvaggia ed asettica applicazione della norma porterebbe le regioni, specialmente al sud, a dover ridistribuire il numero di scuole autonome nei rispettivi territori andando a colpire l’autonomia scolastica asoprattuto, ma non solo,  di quelle scuole che, collocate per lo più in zone a forte disagio economico,sociale e penalizzate per i difficili collegamenti all’interno della regione di pertinenza, si vedrebbero private del dirigente scolastico, del dsga e ridimensionato l’organico dei docenti e del personale ata.