CONTRATTO INTEGRATIVO NAZIONALE FORMAZIONE PERSONALE SCOLASTICO: UFFICIALIZZATO E RICONOSCIUTO IL FALLIMENTO DELLA FORMAZIONE GESTIT DALLE SCUOLE POLO

Il 19 novembre scorso verrà ricordato come l’ufficiale riconoscimento da parte del MIUR del fallimento della formazione del personale della scuola gestita dalle SCUOLE POLO PER LA FORMAZIONE. Infatti è stata raggiunta l’ intesa tra MIUR e Organizzazioni Sindacali della scuola sul tema della formazione in servizio del personale scolastico. La sottoscrizione dell’Ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo concernente i “criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale docente, educativo ed ATA per gli anni scolastici 2019/20, 2020/21, 2021/22” costituisce la prima rilevante applicazione delle novità introdotte dal CCNL 2018 che, con l’art.22 commi 4 e 8, ha sostanzialmente riportato la materia della formazione in servizio del personale tra quelle oggetto di contrattazione nazionale integrativa (per quanto riguarda i “criteri generali di ripartizione delle risorse”) e di confronto (per quanto attiene agli “obiettivi e le finalità della formazione”) 

Basta scorrere i nostri articoli su questo sito (vedasi in proposito la nostra condivisione sul DOCUMENTO CIDI SULLA FORMAZIONE)  per rendersi conto che da sempre abbiamo sostenuto che la gestione della formazione per ambiti territoriali affidata a SCUOLE POLO che raggruppavano istituzioni di diverso ordine e grado non solo sarebbe stato un fallimento ma che non era funzionale nemmeno alle esigenze formative del personale scolastico. 

D’altra parte, in questi anni abbiamo visto come è stata gestita la formazione dalle scuole polo: Bandi organizzati dalle SCUOLE POLO con docenti e formatori che hanno utilizzato obsolete strategie formative basate su interminabili “interventi frontali ” che non hanno avuto alcuna ricaduta sul piano professionale del personale docente (per non parlare di affidamenti sempre alle stesse agenzie che fornivano relatori e formatori molte volte diversi da quelli indicati nel progetto formativo). Bandi rabberciati e pubblicati a fine mese di Agosto con utilizzo di 40 mila euro e passa per corsi da svolgere nel mese di settembre (stessi docenti che come “truppe da trasporto” si spostavano da un corso all’altro” e chissà mai se la Corte dei Conti vorrà vederci chiaro su questi corsi. E i revisori dei conti ?)

Viceversa il contratto appena sottoscritto  modifica in modo sostanziale il modello di governance del Sistema della formazione in servizio dei docenti promosso con il Piano Triennale della Formazione 2016/19 e messo in atto nell’ultimo triennio.

Il CCNI sulla formazione torna ad attribuire la centralità del sistema  alla singola istituzione scolastica (come da noi sempre sostenuto), con funzioni del tutto residuali sulle  “reti di scuole”. Con una precisazione, però, tali reti non sono più, però, le “reti territoriali di ambito” specificamente promosse e finanziate dall’Amministrazione al fine di rilevare i bisogni su base territoriale e progettare e realizzare azioni formative sulla base di un più o meno variamente articolato repertorio di opportunità formative, ma “reti di scopo”, eventualmente e liberamente promosse in forma di aggregazione autonomamente determinata dalle scuole con specifico, e non causale, riferimento all’art.7 c. 2 del DPR 275/99. Cessa in sostanza l’obbligo per le scuole di aderire “forzatamente” alle reti che elaboravano progetti formativi non aderenti alle necessità delle scuole che ricadevano nell’ambito cui erano state assegnate.

Il nuovo Contratto Integrativo prevede che, di tutte le risorse finanziarie disponibili annualmente, una quota del 60% sia distribuita direttamente alle istituzioni scolastiche, parametrata sulla base del numero del personale docente e ATA, e il restante 40% venga assegnato ancora alle “scuole polo d’ambito” ma per la “gestione coordinata delle iniziative di formazione previste dall’Amministrazione centrale” rappresentando, quindi, solo una sorta di terminale operativo e gestionale dell’Amministrazione stessa.

Si tratta, con tutta evidenza, di un ritorno al passato, probabilmente inevitabile e forse anche auspicabile a fronte del quadro di luci ed ombre dell’esperienza triennale delle reti di ambito. Il  Contratto Integrativo attribuisce un importante rilievo, funzionale e strategico, al ruolo dell’Amministrazione centrale. L’accordo attribuisce all’Amministrazione centrale compiti anche molto innovativi, di promozione e supporto all’innovazione metodologica, così descritti:

  • compiti di indirizzo, coordinamento e monitoraggio;
  • competenza in materia di promozione, individuazione, studio e diffusione di nuovi modelli di formazione ed aggiornamento connessi ai processi di innovazione del sistema.

Con particolare riferimento, inoltre, all’azione di monitoraggio l’Accordo attribuisce all’Amministrazione il compito di valorizzare le migliori pratiche, di incoraggiare la diffusione di modelli innovativi, di predisporre azioni di semplificazione “al fine di realizzare un sistema di formazione in servizio in grado di determinare la crescita professionale continua del personale, la qualificazione del sistema istruzione e un reale innalzamento dei livelli dell’offerta formativa”. Si tratta, come è evidente, di un importante riconoscimento della centralità della leva formativa per la qualificazione complessiva del sistema e, insieme, di una sfida rilevante per l’Amministrazione che dovrà dotarsi, sia a livello centrale che periferico, degli strumenti organizzativi e operativi necessari ad evitare che resti una vuota declaratoria di principi.

Attribuendo alla singola scuola una  funzione di centralità del sistema di formazione si otterrà la piena valorizzazione del Piano di formazione di Istituto quale strumento di sintesi, culturale ed operativa, tra gli obiettivi del PTOF, i traguardi del RAV. La difficile sintesi tra priorità e bisogni formativi di ciascuna scuola e quelli definiti a livello di ambito territoriale ha rappresentato uno dei nodi di maggiore problematicità operativa nel triennio scorso. Ora le scuole potranno progettare iniziative formative direttamente funzionali a corrispondere ai propri obiettivi di miglioramento decidendo, eventualmente, di aggregarsi VOLONTARIAMENTE in reti di scopo con scuole che condividono tali obiettivi e strategie.

Ma, ancor più, l’accordo ridà centralità al  Collegio dei docenti nella definizione del Piano di formazione di Istituto, suggerendo anche prospettive operative innovative che, superando la tradizionale e riduttiva impostazione dell’elenco dei corsi di aggiornamento da realizzare, valorizzino “iniziative di autoformazione, di formazione tra pari, di ricerca e innovazione didattica, di ricerca-azione, di attività laboratoriali, di gruppi di approfondimento e miglioramento” oltre che ogni forma di aggiornamento individuale, del quale, assai opportunamente, si sottolinea la necessaria coerenza con il Piano di Formazione di Istituto.

Nell’ambito del Piano di formazione di Istituto viene ricordata la necessità di programmare azioni formative anche rivolte al personale ATA per la cui realizzazione si potrà attingere a risorse specifiche, prioritariamente ex L.448/1997. 

Purtroppo, il contratto, a fronte di questi aspetti positivi, non affronta in maniera chiara alcune questioni che rappresentano da sempre e creano problemi all’interno della scuola: 

  • vale un per tutte quella della “obbligatorietà” della formazione in servizio dei docenti introdotta, come è noto, dal comma 124 della Legge 107/2015. La questione della natura giuridica – tra obbligo e diritto-dovere, tra sviluppo professionale e vincolo burocratico – delle attività di formazione e aggiornamento in servizio dei docenti non può più attendere di essere definitivamente chiarita, anche per prevenire il possibile esplodere di un microcontenzioso, diffuso e distribuito nelle migliaia di comunità professionali che saranno chiamate a deliberare.
  • Il sistema della formazione dei docenti, è purtroppo regolato e stretti da  vincoli procedurali e amministrativi: standard di costi ormai del tutto fuori mercato, procedure di gara farraginose e disfunzionali, forme di rendicontazione amministrativa rigide e ingiustificate. Occorre semplificare tali procedure e consentire alle scuole di poter gestire in maniera semplificata il “processo” al fine di un utilizzo dei fondi che sia rispondente ai bisogni formativi e consenta la scelta di formatori e agenzia formative che assicurino alta specializzazione e ricadute positive nell’ambito della didattica anche mediante verifiche e strategie improntate non più sulla “desueta” lezione frontale” ma che  focalizzi la propria attenzione sui processi di digitalizzazione in atto che  richiedono competenze trasversali e competenze nuove, forse oggi non ancora conosciute.
  • Si allegano l’accordo in materia di formazione e criteri di ripartizione dei fondi

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