IL 31 AGOSTO SEGNA LA FINE DELL’A.S. 2024/2025 E CI SI PREPARA AD AFFRONTARE IL NUOVO ANNO SCOLASTICO SEMPRE CON LE SOLITE PROMESSE DEL GOVERNO, SIA QUELLO ATTUALE CHE DEI PRECEDENTI GOVERNI.
IN OCCASIONE DELLA FINE DELL’A.S. 24/25 E IN VISTA DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO, VOGLIAMO OFFRIRE AL MINISTRO VALDITARA E AL PERSONALE DELLA SCUOLA, QUESTE RIFLESSIONI E PROPOSTE PERCHÉ NON È CON DIVIETI E LUSTRINI CHE SI FA UNA “SCUOLA PER IL FUTURO”, MA RIPENSANDO L’INTERO SISTEMA CON LA REALE VALORIZZAZIONE DEL PERSONALE, PONENDO AL CENTRO DEGLI INTERVENTI NEL SETTORE SCUOLA : LO STUDENTE.
OCCORRE, PERO’ , CREARE LE MIGLIORI CONDIZIONI AFFINCHÉ CHI È IMPEGNATO NEL RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO E DELL’EDUCAZIONE DEGLI STUDENTI, SI SENTA PARTE ATTIVA ED INDISPENSABILE DI TALE IMPORTANTE COMPITO, GRATIFICANDOLO SOTTO TUTTI GLI ASPETTI PROPRIO PER LA RESPONSABILITÀ DEL RUOLO RIVESTITO.
Oggi, ancora una volta, dobbiamo chiederci : Cosa fa lo Stato per la scuola in Italia? Poco o nulla, se non annunci per “quattro spiccioli” investiti nel comparto e un trattamento economico e professionale del personale “paragonabile ad assegno sociale”
Ora, senza scimmiottare ciò che succede in altri paesi, si pensi, per esempio, a ciò che accade in Finlandia, del cui sistema mi pare importante tracciare una sintesi (per avere chiaro cosa significhi investire nella scuola) e ci riserviamo in seguito alcune nostre breve considerazioni:
“In Finlandia la scuola inizia quando il bambino ha compiuto i 7 anni di età, dopo un anno di preparazione prescolare che si svolge a 6 anni.
Questa scelta non è casuale: i finlandesi credono che i bambini debbano avere tempo per crescere, giocare e sviluppare curiosità prima di iniziare il percorso dell’istruzione obbligatoria. Non a caso, il sistema scolastico finlandese è da anni considerato uno dei migliori al mondo, apprezzato per la sua capacità di coniugare qualità, equità e benessere degli studenti.
Le lezioni hanno una durata media di 45 minuti e sono sempre seguite da pause di circa 15 minuti. Questo ritmo non è solo una questione di orario, ma riflette la convinzione che il cervello abbia bisogno di pause frequenti per apprendere meglio. Gli alunni escono all’aperto, giocano, si muovono e poi tornano in classe più concentrati.
La giornata scolastica è relativamente breve: i bambini delle prime classi hanno in media 4-5 ore di lezione al giorno, mentre gli studenti più grandi arrivano a 6 ore. In ogni caso, molto meno rispetto ad altri Paesi europei dove gli orari sono più lunghi e intensi. Il sabato è sempre libero e il venerdì spesso si conclude prima di metà pomeriggio. Un aspetto che rende unica la scuola finlandese è la totale gratuità dell’istruzione. I genitori non devono sostenere alcuna spesa per tasse scolastiche, libri, materiale didattico di base, trasporto o mensa.
Tutto è a carico dello Stato, perché l’istruzione è vista come un diritto fondamentale e non come un privilegio. Anche il cibo scolastico è gratuito: ogni bambino ha diritto a un pasto caldo e sano ogni giorno. I menù sono equilibrati, vari e pensati per favorire la salute e la concentrazione degli studenti. In mensa gli alunni possono servirsi, con un’ampia scelta di piatti semplici, freschi e nutrienti.
La tecnologia ha un ruolo crescente, ma non sostituisce i metodi tradizionali. Non è vero che lo Stato fornisce un tablet gratuito a ogni studente: in alcune scuole vengono messi a disposizione dispositivi digitali in comodato d’uso, in altre si continua a utilizzare principalmente il libro cartaceo. L’approccio è pragmatico: ogni istituto decide in autonomia come integrare il digitale nella didattica, senza imposizioni rigide.
A rendere speciale il modello finlandese non sono solo i costi azzerati, ma l’intera filosofia educativa. Gli insegnanti sono professionisti molto qualificati, selezionati attraverso percorsi formativi rigorosi. La loro professione gode di grande rispetto sociale, tanto che essere maestro in Finlandia è considerato un onore e una responsabilità, non un semplice lavoro. Inoltre, la scuola non punta sulla competizione ma sulla collaborazione: non esistono classifiche pubbliche delle scuole, i compiti a casa sono ridotti e gli studenti vengono valutati soprattutto per il loro progresso individuale, non per il confronto con gli altri.
Tutto questo riflette una visione precisa: ogni investimento nell’istruzione è un investimento nel futuro del Paese. La Finlandia lo dimostra con i fatti. Una nazione istruita non è solo più preparata economicamente, ma anche più sana, più giusta e più equa. Ed è proprio qui che sta la forza di questo modello: nel considerare la scuola non come un luogo di stress e competizione, ma come un ambiente di crescita, uguaglianza e opportunità per tutti.”
Allora, dopo ciò che si letto, non è forse giunto il momento di pensare anche nel nostro paese, non più a interventi scollegati fra di loro ma a un vero progetto almeno di “medio termine”con obiettivi seri e precisi da realizzare, contestualizzando al nostro territorio e alla nostra situazione sociale ed economica?
I fondi PNRR dovevano servire a questo ed invece ogni scuola, comune e provincia li ha investiti senza una regia e progetto nazionale di obiettivi da realizzare, non vi è stata e non vi è alcuna intenzione per una vera riforma del sistema e della struttura scolastica. Invece. si sono avuti e si hanno ancora acquisti a “go-go” anche quando laboratori erano da pochi anni acquistati, pur di spendere, progetti e corsi senza una strategia comune.
La scuola italiana va “rivoltata” come un calzino, va rivisto il sistema di reclutamento e di accesso nella scuola, una nuova e diversa dirigenza con regole diverse e sistema di accesso, formazione e valutazione esterna del sistema scuola (noi abbiamo il coraggio di dirlo perchè i sistemi di valutazione autoreferenziali non servono a nulla se non a “imprigrisi” sull’esistente), una vera e decisa valorizzazione del personale, prevedendo anche progressioni professionali di carriera con l’introduzione di figure di “middle management”
Il docente deve essere messo al centro delle politiche scolastiche e non essere trattato come un “qualsiasi componente del sistema” , occorre una volta per tutte consideralo, nei fatti, come “motore del sistema scuola e della stessa società”, con retribuzioni al di sopra della media e impegni anche diversi e con tempi di prestazione del servizio diversi, ma con la considerazione, con le ovvie e conseguenti riconoscimenti professionali ed economiche, di figura indispensabile della società.
Certo, non si pretende con un breve articolo, di presentare ciò che deve essere una nuova “vision” della scuola in cui lo studente sia messo nelle condizioni di poter essere, al termine degli studi, già pronto per essere inserito nella società e nel mondo del lavoro, con adeguata preparazione educativa, formativa e bagaglio di esperienza di lavoro, vogliamo lanciare una sfida non solo al Governo ma anche a quelle OO.SS. che si ritengono rappresentative degli interessi della scuola e che, non traducono nella pratica tale compito, limitandosi a rinnovi contrattuali (di pochi spiccioli) senza proporre un nuovo modello di scuola e il riconoscimento del ruolo determinante che svolge tutto il personale della scuola (dal dirigente scolastico al docente, dal direttore dei servizi generali ed amm.vi al collaboratore scolastico)